Percorri un breve tratto di via Cavour fino a via Macrino, e ritorna, quindi nella piazza san Giovanni da cui il nostro percorso è iniziato. Vogliamo, per terminare il nostro breve viaggio nel tempo e nella memoria, proporti ancora qualche altro aspetto e momento di vita legati a questa piazza. Tra tutti, il Palio. Sì, perché il Palio degli asini, che oggi dà inizio alla stagione turistica e del tartufo della città, è un’invenzione degli anni ’30 del Novecento (non è, quindi, un retaggio di una tenzone medievale, come tante altre realtà vogliono farci credere) come momento goliardico seguente all’espulsione di Alba dal più rinomato palio di Asti. Con la differenza che il palio astigiano si corre su blasonati cavalli, mentre il nostro su più simpatici e poveri asini…
E dove si tenne il primo palio – povero – degli asini di Alba? Indovinato, proprio qui, in piazza san Giovanni. Anzi, in piassa del brichet, come si legge chiaramente dal Palio vero e proprio del 1932. E quale migliore testimonianza per affermare lo spirito goliardico e il radicamento sano alle proprie radici del nominare la sede del Palio in piemontese, anziché fare riferimento, come altrove, ad uno stentato e maccheronico latino?
Il Palio degli anni ’30 si correva, quindi, proprio in questa piazza, povera e dignitosa, ma allegra e felice, come il palio albese.
Poi in piazza San Giovanni ho assistito alle corse degli asini, alla prima, con mio zio Serafino che cavalcava Leun. È arrivato alla fine, ma ha disarcionato il cavaliere. Allora hanno dato il tricolore all’asino e al cavaliere un’acciuga in una coppa.
“Renato, ma è vero che qui, in piazza, è stato corso il primo palio?” – fa Marco. “Negli anni trenta, era stato organizzato il primo palio degli asini o dei postiglioni, vinto da un certo Destefanis, detto il Moretto. Era stato corso in piazza San Giovanni, con un’organizzazione… si mettevano i balot di paglia come confine. E fu il primo palio degli asini creato da Pinot Gallizio, una figura che poi troviamo ad Alba come archeologo e come speziale. Mi ricordo di lui che era convinto di poter far smettere le persone di fumare con delle sigarette a base di erbe. Mio padre, tutte le volte che le fumava, si metteva a inveire “cusa um dalu sì s’dutur?”. Gallizio fu anche quello che rilanciò il palio degli asini nel dopoguerra, le filodrammatiche nel dopoguerra. E fu un amico fraterno di Guido Sacerdote. E nel primo servizio di Sacerdote fece mettere della terra sotto l’ala e poi i tartufi e fece sguinzagliare i cani… e le telecamere ripresero tutto… e Alba passò in Rai. Dalla settimana Incom fu anche girato un documentario sul pallone elastico. La cinepresa la misero in alto, dal palazzo Graziani. Noi ragazzi facevamo finta di giocare al pallone elastico e venne pure Manzo a tirare qualche colpo. E poi… chi andava al cinema, alla fine della proiezione, era obbligatorio proiettare le notizie con la settimana Incom e un documentario. Ah, mi hai fatto venire in mente un’altra cosa, un ricordo malinconico… qui, in piazza, d’estate era tutto un volo di rondini e non c’erano zanzare”.