Vicolo Macrino termina presto, come si conviene ad un vicolo, e sbocca in via Pierino Belli. Gira a sinistra e imbocca la via dedicata ad un grande albese del Cinquecento. È facile, converrai con noi, osservare le differenze tra questa strada e le due che l’hanno preceduta nel nostro percorso: negozi, luci, vetrine allegre. Alle tue spalle, l’Ospedale della città. Una via trafficata, densa di vita, aperta, larga. I ricordi dei nostri intervistati, infatti, fanno riferimento a via Belli sia per i negozi, sia per le condizioni abitative, relegate, queste, però, verso l’interno, nei ballatoi e sulle ringhiere.
“Inizia una vita di commoventi scene domestiche, di tenerezze inconsapevoli. Io e le mie sorelle ci aiutavamo. Immaginate tre bambine piccole, da sole. Mio padre iniziò a lavorare come muratore e mia madre come lavapiatti nei locali del Convitto. Rimanevano via tutto il giorno, si massacravano di lavoro, perciò noi dovevamo badare alla casa e a noi stesse. Le mie due sorelle pulivano, a me pulire non piaceva, perciò facevo le commissioni: andavo in piazza San Giovanni nel negozio alimentari Niort, nella latteria di via Pierino Belli dove oggi c’è la fumetteria (ricordo bene quel luogo), a comprare la Spuma di fronte alla vecchia entrata dell’ospedale. La Spuma era una specie di chinotto, noi lo acquistavamo per le festività. Era il simbolo di un’eccezione, ci concedevamo lo straordinario”.
“Nella casa di via Pierino Belli vivevamo in cinque persone in due stanze. Il bagno era esterno, in comune. Ci schiacciavamo in due letti matrimoniali addensati in quattro pareti. Eppure non ci lamentavamo, apprezzavamo ogni cosa”.
Prosegui lungo la via; lasciati sulla sinistra la villa liberty sede, oggi, della Famija Albeisa, e arriva fino alla via più importante della città, via Vittorio Emanuele II, da tutti chiamata “Via Maestra”. Poco prima dell’incrocio, sulla destra, il magnifico palazzo Serralunga, grande esempio di architettura medievale e rinascimentale. Ma è sul lato sinistro, dove le due vie si incontrano, che vorremmo che tu rivolgessi la tua attenzione. Dove, oggi, sorge un negozio di abbigliamento, c’era negli anni ’40, il primo negozio aperto al pubblico della Ferrero, una “Liquoreria Confetteria” dove Pietro Ferrero e suo fratello Giovanni iniziarono, dopo un primo sfortunato tentativo a Torino, la grande storia della azienda dolciaria più famosa del mondo.