Giovanni Antonio Molineri
Nacque a Savigliano da Gabriele e Lucrezia Dolce, figlia del pittore Pietro, e fu battezzato il 12 ottobre 1577.
Le fonti seicentesche ricordano un apprendistato presso lo studio dello zio Giovanni Angelo Dolce, figura chiave nella cultura tardomanierista del Piemonte meridionale, e un successivo soggiorno di perfezionamento a Roma, probabilmente a partire dai primi anni del 1600.
Nel 1609, infatti, il Molineri veniva interpellato dal saviglianese Ercole Biga, probabile autore della prima biografia del pittore con la mediazione del giurista e protonotario apostolico Scipione Muratore, al fine di cercare un maestro per il figlio, Giacomo Antonio, futuro architetto. Dalla corrispondenza intercorsa emerge come Molineri si proponesse di offrire ospitalità al giovane. La permanenza a Roma del Molineri è documentata sino al 1615.
Ritornato in patria per risolvere contenziosi relativi all’eredità dello zio Giovanni Angelo, nel 1616 fu di nuovo a Roma per poi fare ritorno a Savigliano entro la fine dello stesso anno. Un documento testimonia, infatti, che il 2 genn. 1617 rogava in Savigliano una procura a nome di Giovanni Francesco Giubarengo per la riscossione di un prestito a favore del pittore caravaggesco Bartolomeo Manfredi.
Il documento ha permesso di confermare un diretto rapporto con ambienti legati al Caravaggio. La critica, a più riprese, ha posto in luce l’adesione a modelli caravaggeschi, seppur mediata da influenze classiciste, specialmente nelle opere eseguite immediatamente dopo il ritorno in patria, come la Madonna con il Bambino e i ss. Giuseppe e Carlo Borromeo (1615-18) e l’Orazione di Gesù nell’orto (1618-19) della chiesa di S. Maria della Pieve di Savigliano, nel quartiere in cui il Molineri aveva fissato la residenza.
Non è emerso, invece, alcun attestato di commissione, né alcuna opera romana del Molineri, né sono stati rintracciati documenti che motivino l’utilizzo del soprannome Carraccino, con chiaro riferimento a un alunnato presso i Carracci a Roma, o eventualmente a Bologna, riportato dalle fonti locali settecentesche e diffuso nei repertori del XIX secolo, sulla base di una ipotetica cronaca manoscritta del monastero benedettino di S. Pietro di Savigliano, per il quale il Molineri eseguì diverse opere tra cui gli affreschi con il Martirio dei ss. Pietro e Paolo, firmati e datati al 1621.
Il 12 dicembre 1618 venne battezzato il primogenito del Molineri, Gabriele.
Dal 1619 è documentata l’attività per la corte torinese, con pagamenti per lavori in palazzo ducale. Negli inventari di corte sono indicati vari dipinti tra i quali è stato rintracciato il Martirio di s. Paolo.
Priva di opere certe è la produzione del Molineri come ritrattista: le uniche testimonianze attendibili sono costituite dalle incisioni eseguite da Giovenale Boetto e dalla lettera encomiastica pubblicata dal letterato di corte e storiografo Valeriano Castiglione.
Controversa per datazione, ma sicura attestazione del credito goduto dal pittore, è la Madonna del Rosario (Reano, parrocchiale di S. Giorgio) per Amedeo Dal Pozzo nelle cui collezioni si trovavano altre opere del Molineri a oggi non identificate. A Torino eseguì il Trasporto di Cristo al sepolcro nella chiesa di S. Dalmazzo, su committenza di Ludovico Tesauro (1623-24).
L’agiatezza raggiunta dal Molineri è certificata, a partire dal 1620, dagli acquisti di terre e di edifici in Savigliano, nei quartieri di Pieve e S. Giovanni, contemporaneamente a una ascesa sociale che lo portò a ricoprire varie cariche comunali. Nel 1620 nacque Lucrezia e nel 1622 Giovanni Battista, cui seguirono Gioannina e Ludovica. Gli anni successivi sono caratterizzati da una continua attività, spesso con il reimpiego degli stessi modelli compositivi e tipologici nelle province di Cuneo e di Torino. In S. Agostino di Carignano il Molineri eseguì tre pale d’altare: Immacolata Concezione, Battesimo di Cristo e S. Nicola da Tolentino. Da quest’ultima deriva la tela per la chiesa agostiniana di S. Giovanni di Alba. Nel territorio della diocesi albese si ricorda la Madonna con il Bambino, i ss. Bernardino da Siena, Carlo Borromeo e due confratelli per la Confraternita di S. Bernardino, risalente al 1620.
Di particolare impegno fu la commissione per la chiesa di S. Sebastiano di Cuneo: tra il 1625 e il 1626 eseguì l’ancona del coro, Cristo crocifisso con i ss. Sebastiano, Rocco e due disciplinanti in orazione (i quadretti laterali e la cimasa con lo Spirito Santo sono perduti) e nel 1628-29 affrescò gli Evangelisti nei pennacchi. Assai simile è il S. Francesco in adorazione del Crocifisso (firmato e datato 1625) dipinto per il convento di S. Caterina di Savigliano (ora in S. Bernardino, Saluzzo).
Nel 1627 eseguì la Deposizione della chiesa di S. Bernardino a Villafranca Piemonte e la Coena Domini in S. Maria della Pieve a Savigliano, su commissione di Petrino Biga, parente di Ercole. Dovette a Scipione Muratore la commissione della Pentecoste in S. Andrea a Savigliano (1629-30). Lo stendardo dipinto per la festa della traslazione da Roma delle reliquie dei santi martiri Benedetto, Giusto e Taddea nel monastero di S. Pietro in Savigliano fu tra le ultime opere eseguite dal Molineri (Castiglione, 1630). Databili tra il 1630 e il 1631 le pale per i cappuccini di Torino e il S. Marziano di Genola. Nell’aprile 1631 il Molineri fece testamento ed era già deceduto il 16 giugno, quando fu stilato l’inventario dell’eredità.
Bibliografia
A. Bonino, Giovanni Antonio Molineri di Savigliano, S. Lattes & C. Editori, To., 1930.
L. Mallè, Le Arti figurative in Piemonte, II vol., officine di Villar Perosa, To., 1961.
A. Bonino, Miscellanea artistica della provincia di Cuneo, III vol., Cuneo, 1935.
Figure del barocco in Piemonte. La corte, La città, i cantieri, le province, a cura di G. Romano, To., 1988.
Diana trionfatrice. Arte di corte nel Piemonte del Seicento, a cura di G. Romano, M. Di Macco, Allemandi, 1989.
Battesimo di Gesù
Alba, Chiesa di San Giovanni Battista
Sopra l’altare maggiore della chiesa di San Giovanni, incorniciato da una cornice in stucco grigia e rosa, bordata di oro, è collocato il Battesimo di Gesù. Al centro della composizione l’artista rappresenta il momento cruciale del Battesimo, inserendo la mano di Giovanni Battista che versa l’acqua sul capo di Cristo, fermando nel tempo questo gesto di grande sacralità. Gesù, inginocchiando la gamba sinistra su una roccia e con la destra poggiata in acqua, porta le braccia al petto e riceve il battesimo, mentre due donne alle sue spalle assistono alla scena. Le figure di Cristo e di Giovanni Battista sono separate dal fiume Giordano che scorre ai loro piedi, il primo è cinto soltanto di una tunica in vita, mentre il Battista è vestito da un manto rosso dall’ampio panneggio. Il paesaggio retrostante è appena delineato, si intravedono alcuni alberi e un profilo collinare in lontananza, che chiude la composizione. Il cielo è attraversato da nubi grigio scuro e l’atmosfera è intrisa di una luce cupa; a risaltare sono le figure in primo piano, sulle quali cade l’occhio del fedele.
Le opere nel Cuneese