Gandolfino da Roreto

Gandolfino da Roreto

Figlio del pittore Giovanni, appartenne a una famiglia con tutta probabilità stabilmente radicata ad Asti dall’inizio del Quattrocento, nonostante il toponimo Roreto faccia riferimento a un borgo vicino a Bra. Il nonno, omonimo dell’artista, risulta documentato ad Asti già nel 1407.

L’unica opera di Giovanni di cui si ha notizia indiretta si trovava in una chiesa astigiana: il 13 giugno 1462 il generale dell’Ordine dei crociferi approvava, infatti, una vendita fatta dal priore del convento astigiano di S. Marco al fine di ultimare un pagamento di 32 ducati d’oro per un polittico eseguito dal pittore. Lo stesso artista compariva poi nel 1470 accanto alla madre, Verdina Pelletta, quando questa vendeva alla certosa di Asti una parte della casa da lei posseduta nell’attuale piazza S. Secondo. L’appartenenza della nonna di G. alla nobile famiglia astigiana dei Pelletta fu sicuramente importante: a molti anni di distanza padre e figlio sono infatti detti “de Roreto alias de Verdina“.

Non è nota la data di nascita di Gandolfino: la prima data certa nella sua produzione è quella del 1493 segnata, insieme con la sua firma, sul polittico con l’Assunzione della Vergine (Torino, Galleria Sabauda), proveniente dalla chiesa di S. Francesco ad Alba. Si tratta dell’opera che ha ricevuto la più precoce attenzione da parte della critica e che ha permesso di individuare le radici culturali dell’artista nell’ambito della produzione ligure e provenzale, vicina a Ludovico Brea. Accanto a questo polittico, forse in data di poco anteriore, va collocata la tavola con la Madonna Annunciata (sul retro Simboli della Passione) oggi nel convento della Ss. Annunziata di Portoria a Genova.

Intorno alla fine dell’ultimo decennio del Quattrocento, Gandolfino sembra avvicinarsi alla cultura rinascimentale lombarda: nella tavola con la Presentazione al tempio e nella Madonna in trono con il Bambino e santi, situata nel coro della chiesa di S. Maria Nuova ad Asti (databile intorno al 1498), lo spazio prospettico appare unificato e particolare attenzione è data ai motivi decorativi, specialmente nelle architetture. A questo stesso lasso di tempo appartengono la Madonna col Bambino, datata 1499, già nella collezione Wharton e la tavola di soggetto analogo, datata 1500, posta nella chiesa del monastero di S. Maria della Visitazione a Milano.

Al 1501 risale una delle opere più importanti dell’artista, il grande polittico con la Genealogia della Vergine e santi realizzato per l’altare della famiglia Pelletta nel duomo di Asti dove ancora è situato, pur ricomposto all’interno di un altare ligneo barocco.

Genealogia della Vergine_Asti

L’iconografia della genealogia della Vergine sembra essere uno dei caratteri più tipici della produzione dell’artista come si può vedere nella splendida tavola del Museo civico d’arte antica di Torino, oppure in opere successive quali il polittico della chiesa di S. Antonio a Casale Monferrato (proveniente dal distrutto convento francescano di S. Maria degli Angeli), o il polittico conservato nella parrocchiale dell’Assunta a Grignasco, databili con buona probabilità intorno al secondo decennio del Cinquecento.

Nel 1507 risulta un pagamento all’artista di 6 ducati da parte del capitolo della cattedrale di Asti “pro pictura capelle sancte Elene” della quale, tuttavia, non è rimasta traccia.

Verso la fine del primo decennio del Cinquecento è possibile individuare un progressivo aggiornamento del pittore sui dati della nuova cultura pittorica cremonese incentrata, in particolare, intorno alla figura di Boccaccio Boccaccino: ne sono un esempio la tavola con la Madonna in gloria del Museo civico di Torino, vicina alla tavola di Grignasco, e quella con la Madonna adorata da devoti. Il legame con l’ambiente cremonese è verificabile anche grazie a una lettera indirizzata a Gandolfino nel 1510 dal fratello Placido, monaco presso il convento di S. Pietro a Savigliano, il quale, per conto della Confraternita di S. Maria del Sepolcro, lo sollecitava a consegnare nel tempo stabilito un’opera. A tale richiesta G. rispondeva che motivo del ritardo era il mancato arrivo in Asti di alcuni maestri d’intaglio cremonesi collaboratori della bottega di Paolo Sacca: si tratta della stessa bottega che aveva realizzato tra il 1494 e il 1496 il coro intarsiato nella certosa di Asti. La stessa fonte permette comunque di confermare che in più occasioni Gandolfino aveva lavorato per chiese di Savigliano, almeno a partire dal grande polittico con Madonna col Bambino, Annunciazione, Pietà e santi conservato, insieme con la cornice dalla sontuosa struttura architettonica, nella chiesa di S. Pietro a Savigliano. Quest’opera, eseguita con ogni probabilità nei primi anni del Cinquecento, non ha tuttavia alcuna relazione con il carteggio citato.

Pur con una cronologia che stenta a trovare punti di riferimento sicuri, alcuni importanti polittici di Gandolfino dimostrano come il contatto con la contemporanea produzione cremonese costituisca il dato essenziale per comprenderne la crescita pittorica. Si tratta del polittico con la Madonna col Bambino nella parrocchiale di S. Dalmazzo a Quargnento e di quello con l’Incoronazione della Vergine della Pinacoteca di Alessandria, in origine collocato nella chiesa di S. Francesco a Bassignana.

A questa stagione matura appartengono altre opere realizzate da Gandolfino per importanti committenti astigiani, a testimonianza di una fama ormai consolidata e di un ruolo di primo piano assunto nella sua città di origine. Un esempio è costituito dal polittico con al centro l’Adorazione dei magi e ai lati due committenti, identificati come membri della famiglia Cacherano che aveva in quegli anni contatti diretti con la corte del Monferrato. Di notevole qualità appare, poi, la pala con la Madonna in trono e santi posta sul secondo altare della navata sinistra nel duomo di Asti. Di quest’opera si conoscono la data, 1516, e il committente ritratto, Oberto Solaro, personaggio che aveva svolto importanti funzioni amministrative presso la corte di Luigi XII di Francia.

Gandolfino,_Madonna_solaro_Asti

Nel periodo compreso tra marzo e maggio del 1518 risulta una serie di pagamenti all’artista da parte della Confraternita di S. Maria del Sepolcro di Savigliano per l’esecuzione di uno stendardo processionale. Le note minuziose della Confraternita elencano le spese per gli emissari inviati ad Asti a trattare con Gandolfino nonché l’utilizzo da parte di questo di ben 300 fogli d’oro.

All’ultimo periodo di attività del pittore risale la realizzazione del grande polittico con la Madonna col Bambino, la Crocifissione, i Ss. Giovanni Battista, Giulio, Orsola con una donatrice e Eulalia (Torino, Museo civico d’arte antica) posto in origine nel duomo di Asti. In quest’opera la critica riconosce accanto alla mano di Gandolfino, quella di Pietro Grammorseo, un maestro fiammingo noto per la sua attività a Casale Monferrato e in relazione – a partire dall’inizio del terzo decennio del Cinquecento – con la bottega degli Spanzotti. La datazione del polittico deve collocarsi, probabilmente, poco dopo il 1521, anno della donazione da parte di una devota alla cattedrale per la costruzione di una cappella dedicata ai Ss. Giulio e Orsola alla quale era con ogni probabilità destinato il dipinto.

Uno degli ultimi documenti riguardanti il pittore è l’atto, datato 6 luglio 1517, tramite il quale, insieme con il figlio Cristoforo di età minore ai venticinque anni, chiude la società instaurata in precedenza con il mercante di stoffe, attivo ad Asti, Filippo Rusconi.

Non si conosce la data di morte di Gandolfino, che va forse collocata entro il terzo decennio del XVI secolo.
La rilevanza della bottega di Gandolfino è massima ad Asti, ed è testimoniata dalla ricca collezione di sue opere che sono ancor oggi visibili in questa città:

  • nella Cattedrale troviamo il Polittico Pelletta con la tavola centrale raffigurante la Genealogia della Vergine (1501), la pala con lo Sposalizio della Vergine (1510 ca.), quella con la Madonna in trono, Santi e donatore (1515) e una tavola con il Compianto sul Cristo morto (1516 ca.).

Gandolfino,_lo_sposalizio_Asti

  • nella Collegiata di San Secondo è visibile un bel polittico con la tavola centrale raffigurante l’Adorazione dei Magi;
  • nella Chiesa di Santa Maria Nuova è collocata una pala con la Madonna in trono con santi, detta anche Madonna della colomba e una Adorazione del Bambino. La Madonna della colomba secondo la tradizione è un’opera che documenta la religiosità popolare medievale, in quanto si dice fosse commissionata dai fedeli dell’antico Borgo Santa Maria Nuova e pagato con le loro offerte. In realtà i documenti hanno dimostrato che la pala monumentale fu commissionata dal munifico Antonio De Curia, ultimo esponente di un’antica famiglia aristocratica cittadina.

Nel Cuneese, oltre alla predella custodita in san Giovanni ad Alba, va citato il Polittico di San Pietro di Savigliano, l’opera di maggior rilievo all’interno della chiesa. Entro ricca cornice intagliata, raffigurante, nei vari scomparti e nella predella, Madonna con Bambino, Angeli, Annunciazione, Pietà e Santi dipinto  nel 1510. In quest’opera, Gandolfino pare aver superato le precedenti influenze liguri, per avvicinarsi maggiormente alla pittura lombarda conosciuta attraverso i lavori del bresciano Vincenzo Foppa e del Bergognone.

Polittico di san pietro_Savigliano.gif
Bibliografia:

Il tesoro della città. Opere d’arte e oggetti preziosi da palazzo Madama, catalogo a cura di S. Pettenati e G. Romano, Torino 1996

S. Baiocco, Tra Liguria e Lombardia: l’orizzonte di Gandolfino, in Primitivi piemontesi nei musei di Torino, a cura di G. Romano, Torino 1996,

Gandolfino e il Rinascimento nel Piemonte meridionale, a cura di G. Romano, Torino 1998.

 

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